
15 Apr Celebrato a Novellara il Vaisakhi, festa della comunità Sikh
Il presidente dell’UNIONE SIKH ITALIA: “L’Italia ci ha dato un’opportunità di integrazione. Chiediamo riconoscimento, rispetto e sicurezza sul lavoro”.
Sabato 12 aprile si è celebrata a Novellara (RE) la festa sikh del Vaisakhi che ricorda la nascita di questa comunità religiosa, originaria della regione indiana del Punjab. Dal gurdwara (tempio) della cittadina emiliana è partito un variopinto corteo, accompagnato da musiche tradizionali e esibizioni artistiche; a chiudere i membri della comunità addetti alla pulizia che, scope in mano, si assicuravano che la strada rimanesse pulita e senza tracce del passaggio.
Numerosi gli interventi delle autorità locali che hanno parlato di fronte a una folla che comprendeva molti novellaresi ma anche tanti amici della comunità sikh. “È la forza di questa comunità – spiega Paolo Naso, già docente alla Sapienza di Roma e tra i massimi studiosi del pluralismo religioso in Italia. – I sikh sono l’esempio di una buona integrazione, costruita sui valori del lavoro, della legalità, del dialogo con le istituzioni e le altre comunità di fede”.
E questi temi sono emersi nel discorso di benvenuto del presidente dell’Unione Sikh Italia, Singh Satwinder Baiwa che ha ricordato che la sua associazione, che con i suoi cinquanta centri aderenti è la più rappresentativa organizzazione sikh italiana, da tempo ha chiesto il riconoscimento giuridico come ente di culto. “La nostra presenza è ormai nota – ha affermato – e chi ci conosce sa che siamo una comunità ben organizzata, pronta a collaborare con le amministrazioni locali, impegnata a costruire il bene comune. Chiediamo il riconoscimento giuridico per potere svolgere al meglio la nostra missione e godere dei diritti che la legge italiana garantisce alle comunità religiose”.
Di riconoscimento della comunità sikh si parla da anni – aggiunge la giurista Cristiana Cianitto, dell’Università statale di Milano, autrice di una recente pubblicazione sulla comunità Sikh, per i tipi di Giappichelli – eppure ad oggi questo obiettivo non è stato raggiunto, nonostante l’evidente contributo che questa comunità sta dando alla società italiana, su piano dell’economia, degli scambi, delle relazioni internazionali”.
Il tema del lavoro è tornato anche nelle parole del presidente Singh Satwinder Baiwa: “Per noi sikh il lavoro è un dovere religioso – ha spiegato – e per questo ci vedete operosi nelle vostre campagne, nelle fabbriche, nei cantieri ma ora anche negli uffici, nei commerci, nei servizi, nella logistica. Siamo operai, manovali, tecnici, dirigenti, commercianti che cercano di fare bene il proprio lavoro. L’Italia ci ha dato questa opportunità e siamo stati pronti a coglierla. Al tempo stesso, però, alcuni di noi lavorano in condizioni di sfruttamento contrarie alle legge e a ogni senso di umanità.” Il presidente ha quindi voluto onorare la memoria di Satnam Singh, “l’operaio sikh mutilato e morto dopo un incidente sul lavoro, privato delle cure e trattato come un rifiuto di cui sbarazzarsi. Oggi vogliamo ricordare questo nostro fratello – ha concluso – e chiediamo un impegno per garantire la dignità e la sicurezza di chi lavora”.